Epoke', Impresa

erro: elemento inerte che nasce dalla pietra (pirite) negli enormi crogioli della grande fonderia... Fino a quando non incontra la destrezza e la fantasia del maestro forgiatore, abile cerimoniere del suo sposalizio con il fuoco. Allora si abbandona al volere del suo sapiente regista, arrossisce, crepita, sa che diventerà bello. Nella bottega il martello diventa bacchetta d'orchestra, i colpi sapientemente assestati si trasformano in suoni, autorevoli carezze all'opera che sta nascendo. Ecco apparire il ricciolo, la voluta, la foglia d'albero, l'intreccio, l'elemento floreale, la figura stigmatizzata dalla fatica umana. Ora può tornare a riposare, immortalato in quell'opera dalle sfumature metalliche, capace di suscitare sensazioni ed orgoglio. Dov'è ora la materia? Si è trasformata per sempre nel semplice strumento col quale l'estro e la creatività di ormai pochi poeti sanno ancora regalarci emozioni. L'occhio non percepisce più l'elemento metallico ma spazia nell'immaginario, si sofferma sul particolare umile, ci riconduce alle origini di una dimensione più umana che l'animo costantemente ricerca, senza avere il coraggio di entrarvi, per godere delle piccole cose che fanno grande l'uomo.